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Insieme per Monza e la Cascinazza
di Franco Isman


la Cascinazza nella neve e nella nebbia - foto Franco Isman
la Cascinazza nella neve e nella nebbia - foto Franco Isman - l'Arengario

Domenica 18 giugno alle ore 10, alla Sala Maddalena si terrà il primo congresso cittadino di Insieme per Monza. Aperto a tutti nella mattinata, riservato agli iscritti nel pomeriggio.
Verrà illustrato quello che sarà il programma di IxM alle ormai prossime elezioni comunali, incentrato in particolare sulla difesa del verde.

Nel comunicato stampa che informa dell'iniziativa, fra le innumerevoli critiche all'amministrazione Faglia, che sarà interessante esaminare in altra occasione, viene lanciata ufficialmente una proposta di soluzione relativa all'area della Cascinazza che riportiamo testualmente:

“Noi proponiamo e proporremo all'Amministrazione comunale, all'operatore privato ed alla regione di farsi promotori di un accordo di programma volto alla realizzazione di un'opera di interesse pubblico per la città e cioè del Parco Naturalistico della Cascinazza. In tale accordo di programma l'area della cascinazza verrebbe ceduta al Comune con la vecchia cascina recuperata e destinata a funzioni culturali e di ricerca in campo paesistico-ambientale. A compensazione di tale cessione altre aree di proprietà comunale verrebbero messe a disposizione dell'operatore privato coinvolto in un progetto di trasformazione urbana non solo edilizia ma anche polifunzionale.
Le tre aree individuate sono l'area ex Fossati Lamperti (48.862 mq), l'area ex TPM (25.269 mq), area ex macello (47.270 mq) per un totale di 121.401 mq. Tale dimensione, utilizzando percentuali di copertura edificatoria del 30-40% permetterebbe al privato la realizzazione di cubature di grande soddisfazione, persino superiori (a parità di indici volumetrici) a quelle ipotizzabili con il Piccinato che prevede sui 481.000 mq della cascinazza una superficie edificabile 90.000 mq.
Si tratta inoltre di aree assolutamente strategiche ed appetibili sotto il profilo residenziale perché servite da importantissimi collegamenti viabilistici e pubblici. La Fossati Lamperti e la ex TPM perché sede delle future fermate ferroviarie dell'S-Bahn e, se mai realizzata, della futura metropolitana; l'area del Macello perché prossima all'apertura sul lato est della stazione centrale, crocevia di fondamentali collegamenti su gomma e su rotaia. Trattasi anche di aree pregiate sotto il profilo ambientale, proprio perchè vicine e collegate con percorsi ciclopedonali all'istituendo Parco della Cascinazza.
Riteniamo che la proposta non possa non essere positivamente valutata da un'Amministrazione realmente interessata a difendere la valenza ambientale di un'area strategica ai fini di uno sviluppo equilibrato della città e, d'altro canto, anche l'operatore privato sa perfettamente che il PL presentato sulla Cascinazza incontrerà contrasti e tempi incerti anche in caso di approvazione delle note modifiche alla legge regionale. Proviamo a ragionarci.”

Questa proposta è accompagnata dall'affermazione che, considerato che le “attenzioni ambientaliste” dell'Amministrazione sono tutte concentrate sull'area della Cascinazza, ciò giustifica la sensazione di un accanimento ad personam nei confronti del proprietario dell'area IEI e cioè Paolo Berlusconi. Veramente qui le iniziative ad personam non sono davvero quelle del Comune ma le reiterate normative anti Monza, ma di fatto pro Berlusconi, della Regione, con le clausole vessatorie della sua legge urbanistica e dell'aggiornamento, attualmente in dirittura d'arrivo in consiglio regionale, che fa decadere la salvaguardia oggi in vigore sulla Cascinazza, ma purtroppo non soltanto su questa, riducendola a tre anni dai cinque esistenti da quarant'anni a questa parte, così riportando Monza al Piano Piccinato del 1967 che prevedeva uno sviluppo della città fino a 310.000 abitanti.

E non è l'unica normativa chiaramente indirizzata a favorire gli interessi del Berlusconi Paolo, ce n'è un'altra addirittura forsennata, la modifica del PAI, il piano di assetto idrogeologico, che nel 2001 aveva sancito l'assoluta inedificabilità dell'area in quanto dichiarata “zona ad altissimo rischio di esondazione ove sono possibili la perdita di vite umane oltre che danni gravi agli edifici e alle strutture” ma che nella nuova edizione dello scorso anno veniva dichiarata “priva di vincoli idrogeologici” e quindi costruibile.
Come mai questo cambiamento?
Perché nel frattempo era stato commissionato e redatto uno studio di larga massima di un canale scolmatore che dal Parco, subito prima del Ponte delle Catene, a perenne sconcio del “cannocchiale” visivo della Villa, attraversando in superficie mezza Monza andrebbe a scaricarsi immediatamente a valle dell'area della Cascinazza che risulterebbe così protetta, alla faccia di San Maurizio al Lambro, ancora più esposto.
Il canale non si farà mai, per i gravi motivi ambientali detti sopra e per il costo faraonico valutato, con grande approssimazione negativa, in 168 milioni di euro. Ma è bastata la redazione di un progetto che non si farà, ma che si dovesse fare andrebbe comunque in là di moltissimi anni, per eliminare istantaneamente qualsiasi pericolo di "perdita di vite umane" e rendere immediatamente edificabile l'area. La potenza del progetto.
Talmente assurdo da non poter dubitare sull'esito del ricorso al TSAP, Tribunale superiore delle acque pubbliche, fatto dal Comune.

Nessuna simpatia quindi per “il” Berlusconi Paolo, anche in quanto, se è vero che negli anni Settanta esistevano degli accordi fra l'amministrazione comunale di allora ed il proprietario dell'area di allora, nel momento dell'acquisto da parte della IEI di Berlusconi la destinazione sancita dal piano dei servizi del luglio 1980 era a verde pubblico sovracomunale. Ed in effetti sull'area non è mai stata rilasciata una licenza edilizia (poi concessione edilizia, oggi permesso a costruire) e l'amministrazione ha non solo il diritto ma il dovere di salvaguardare gli interessi della collettività, come del resto sancito da più di una sentenza.

E allora?
La Cascinazza può ancora essere difesa, con la richiesta di un provvedimento cautelare al TSAP, raramente concesso, ma qui le ragioni sono di assoluta evidenza ed il pericolo, con la decadenza della salvaguardia, immediato, od anche semplicemente non concedendo il permesso a costruire e difendendo poi le proprie buone ragioni al TAR.

La via dell'accordo proposta da IxM non è peregrina, anche se “costa” il sacrificio di altri importanti progetti e sussistono numerosi problemi; in termini più ridotti (si parlava soltanto dell'ex macello) era già stata perseguita addirittura dai tempi di Bruno Ferrante, commissario prefettizio a Monza nel 1992-93. Riproposta oggi, quando le salvaguardie stanno per saltare e si ritorna al Piccinato del 1967, può servire per la Cascinazza ma non per le altre aree sotto scacco.

Se si volesse davvero anteporre l'interesse della Città a quello personalistico si potrebbe e dovrebbe fare una sola cosa: concordare le varianti necessarie al PGT e quindi procedere assieme alla maggioranza alla sua rapidissima approvazione.

Franco Isman


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  16 giugno 2006